skip to the main content area of this page
La Respirazione Olotropica
di Stanislav Grof

STORIA DELLA RESPIRAZIONE OLOTROPICA

Il termine “Olotropico” è stato coniato da Stanislav Grof introno agli anni novanta, per indicare un vasto ed importante sottogruppo di stati non ordinari di coscienza che possiedono sorprendenti potenzialità terapeutiche e di trasformazione, distinguendoli da quegli stati non ordinari di coscienza derivanti invece da menomazioni organiche causate da intossicazioni, traumi cerebrali, infezioni o processi degenerativi del cervello. Questi ultimi causano anch’essi profonde trasformazioni mentali, menomazioni o “psicosi organiche”, assai interessanti da un punto di vista clinico, ma di nessuna importanza evolutiva e di crescita psico-spirituale. La psichiatria ufficiale, sorprendentemente, non ha mai pensato di distinguere i diversi stati non ordinari di coscienza, e questo testimonia l’atteggiamento di chiusura che negli anni la scienza ha riservato agli studi approfonditi sulla mente. Attualmente qualcosa sta cambiando, tanto che, appunto, le teorie di Grof iniziano ad essere conosciute e stimate ovunque, in diversi ambiti e in diversissimi paesi del mondo. L’Italia è un po’ un fanalino di coda rispetto alla comprensione nonché all’utilizzazione delle scoperte e delle tecniche di Grof, ma qualcosa si sta movendo anche da noi. Da decenni la R.O. viene utilizzata in Germania, spiegata nelle Università di medicina e allacciata in particolare alla psicosomatica. In Russia è ben conosciuta e studiata da tempo, in Spagna molti terapeuti la utilizzano, così come in tutto il Nord Europa. Presente in tutto il Sud America, così come negli Stati Uniti, sia come tecnica di cura sia come tecnica di auto-esplorazione e crescita personale. Sia anche come uno dei pochi strumenti utili alla comprensione e alla risoluzione di quelle che Grof chiama “emergenze spirituali” (vedi capitolo relativo) e delle dipendenze (da droghe, alcool, farmaci, gioco ecc.).

Grof inizia i suoi studi in Cecoslovacchia, negli anni 60, come psichiatra di formazione freudiana interessato alle malattie mentali gravi. In quel periodo veniva sperimentato negli ospedali, e in quelli psichiatrici in particolare, un nuovo ritrovato psichedelico, l’LSD, che permetteva l’induzione di stati non ordinari di coscienza molto profondi e di grande interesse per i ricercatori della mente. Venne sperimentato su moltissimi pazienti cronici, e venne sperimentato anche dai ricercatori stessi, che vedevano scaturire da coloro che si sottoponevano al trattamento con tale sostanza, interessanti e nuove concezioni sulla psiche umana, sulla realtà e sulla natura, del tutto incompatibili con il paradigma scientifico corrente, il modello newtoniano cartesiano; piuttosto, tali intuizioni sembravano trovare accordo con le più moderne concezioni della fisica quantistica relativistica, con la teoria dei sistemi e dell’informazione, lo studio delle strutture dissipative, le recenti ricerche sul cervello, l’olografia e il pensiero olonomico. Le ricerche di Grof lo portarono a rivedere le proprie teorie di base e ad ampliare la propria visione della psiche. Ciò cui assisteva durante i suoi esperimenti sulla psiche non poteva essere spiegato attraverso il paradigma freudiano; iniziò a confrontarsi con amici parapsicologi, neurofisiologi e tanatologi; divenne un profondo conoscitore delle teorie di Carl Gustav Jung, e di quelle teorie “alternative” che gli permettevano di integrare i risultati delle sue ricerche e indagini personali, alla filosofia della scienza contemporanea.

Nel ’67 lascia la Cecoslovacchia per recarsi negli Stati Uniti, dove da alcuni anni aveva contatti con un piccolo gruppo di professionisti che condividevano le sue opinioni. Insieme ad Abraham Maslow, Anthony Sutich e James Fadiman, fondò la Association for Transpersonal Psychology, lanciando un nuovo movimento in psicologia focalizzato sullo studio della coscienza e sul riconoscimento del significato delle dimensioni spirituali della psiche.

Quando, qualche anno dopo, l’LSD fu messo fuori legge, Stan Grof insieme a sua moglie Cristina elaborò una tecnica basata sul respiro, la musica e il lavoro sul corpo, capace di indurre uno stato non ordinario di coscienza e di accedere, in maniera del tutto naturale, alle dimensioni più profonde della psiche e al proprio potenziale di guarigione e di auto-coscienza. Siamo intorno agli anni settanta, anni di forte movimento culturale e di grande desiderio esplorativo. Grof e Cristina tengono lezioni ai programmi educativi sperimentali che si tengono all’Esalen Institute di Big Sur in California, collaborando e scambiando informazioni e instaurando anche amicizie con i grandi pionieri del nuovo paradigma scientifico, fra i quali Frank Barr, Gregory Bateson, Joseph Campbell, Fritjof Capra, Michael Harner, Stanley Krippner, Rupert Sheldrake e tanti altri, così come con i pionieri della psicologia transpersonale, come Angles Arrien, Jack Kornfield, John Perry, Ken Wilber ecc. Il movimento si amplia e trova adepti tra i più grandi nomi dei diversi ambiti della conoscenza umana. Nasce, insieme alla psicologia transpersonale, la nuova cartografia della psiche umana elaborata da Grof, che comprende oltre alla dimensione biografica anche quella perinatale, archetipica e transpersonale.

Il termine “olotropico” deriva dal greco, holos (“intero”) trepein (muovere verso, in direzione di, qualcosa). Letteralmente dunque, orientato verso la totalità, che si muove verso la totalità. In sintesi la parola sta ad indicare che nel nostro stato quotidiano di coscienza ci identifichiamo soltanto con una piccola frazione di chi siamo veramente. Al contrario, negli stati olotropici, riusciamo a trascendere i limitati confini dell’Ego e a rivendicare la nostra piena identità.